lunedì 5 gennaio 2009



…gli elementi che consistono in quelli limitati (perainonta) limitano quelli che consistono in quelli limitati e illimitati (apeira).”
I perainonta erano anche chiamati gnomon in quanto costituiscono elementi di diffrazione quali una squadra, un foro o un asta di un orologio solare (la cui invenzione viene attribuita ai Sumeri – lo Skaphion di Beroso – come del resto la divisione del cerchio in 360 segmenti, o gradi).
Gli gnomon separano la luce dall’ombra e redistribuiscono il percepito in punti o numeri entro uno spazio prestabilito.
La tradizione attribuisce ai Pitagorici di avere per primi creato modelli didattici di facile comprensione. Cinque secoli più tardi Vitruvio mise a punto “De gnomonice” un manuale di volgarizzazione scientifica di successo senza uguali, visto che da due millenni viene citato e ripreso continuamente.
Più vicino a noi troviamo Bedon deCelles, la definizione di gnomone: taglio, o apertura ridotta, diretta verso uno schermo o una parete, un ostacolo o anche semplicemente una pietra di confine che taglia la luce e ci permette di organizzare lo spazio.

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La Scatola.
"La città ospitò quattrocento fanti ed una cinquantina di cavalieri.
I resti delle mura sono ad una ventina di chilometri da Brukken, a nord ovest, vicino le paludi di Ciechanow.
Sullo stato delle rovine interne si fanno solo ipotesi. Guardando superficialmente si potrebbe dire che si tratta di un altro monumento megalitico.
Tutti i cittadini di Brukken sanno che le storie di Danj Swidnica sono burle. L’aspetto inquietante di queste storie risiede in alcuni riscontri: il numero delle porte, le scale della torre est (le uniche diverse da quelle delle altre torri), la pianta della stanza (la maggiore) per l’affumicatura ed altro ancora. Poco credibile è anche che Danj Swidnica se ne vada in Biblioteca a caccia di particolari: nulla ha del topo di biblioteca, né dell’antropologo e nemmeno dello storico.
Altri siti sono degni di interesse per capire il territorio.
La città vicina alle paludi di Ciechanow è, ancora oggi, quasi evitata dagli archeologi seri. Nel libro “I misteri della palude di Ciechanow” (Erwitt, 1951), l’autore inglese Charles Mansell espone teorie affascinanti, ma prive di ogni fondamento scientifico. Si tratta solo di un’operazione commerciale, preferiamo indubbiamente le oneste storie di Danj Swidnica.
Poco dopo il tramonto il civile Gusev faceva il giro delle mura e controllava la chiusura delle porte. Non aveva mai suonato il piccolo corno: chi provvedeva alla chiusura lo faceva sempre in orario e con il massimo scrupolo.
Gusev aveva sentito parlare della Grande Muraglia e pensava non fosse solo una leggenda dell’Oriente. Questa chiusura che limitava lo spazio aveva l’indubbio vantaggio di concentrare gli influssi del cielo notturno.
Probabilmente anche di giorno il flusso ha la stessa intensità e velocità, ma si sa che il sole distrae, e che durante la notte è possibile udire quel divino mormorio che, superficialmente, è scambiato per silenzio.
Mai, nemmeno per una volta, Gusev sentì la monotonia dei suoi giri: era sempre concentrato ad ascoltare la notte. L’odore del bitume di Giudea delle porte era, a tratti, più intenso. Faceva attenzione ai suoi passi, preso da un’intima eccitazione. Le orme poco profonde, cambiavano inevitabilmente il mondo. Gusev aveva anche più volte pensato alle porte. Di giorno erano aperte e gli spazi, interno ed esterno, erano una cosa. Di notte era diverso, qualcosa cambiava; ed era proprio questo, insieme al cielo stellato, la causa della sua intima eccitazione. Queste cose erano solo sue, e durante questi giri, trovava soluzioni giuste a piccoli e grandi problemi che di giorno gli sembravano senza soluzione. Non c’era motivo per negare l’accesso alla piccola carovana che bussò alla Porta Est in una tiepida notte di primavera inoltrata. Lo Straniero aveva, sotto il mantello, una piccola scatola di legno intarsiato (nel modo dei Mori) con un’apertura sul davanti, che sembrava un occhio di vetro. Il prodigio della scatola era quello di ricavare immagini colorate.
Le immagini erano così vicine al vero da destare viva curiosità ed anche altro. Non passarono molti giorni: lo Straniero vide le lingue ardenti salire dai piedi; poi le fiamme cominciarono a consumarlo; gridò, e fu come se un incendio gridasse. Si dice che Gusev avesse corrotto una guardia e incontrato lo Straniero in cella, la notte prima del supplizio.
La piccola scatola si trova oggi al Museo della Scienza e della Tecnica, a Monaco di Baviera (Sala VII, primo piano)."

Racconto di Alessandro Parussini


WIP

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